Palazzo delle Poste

Impietoso fu il giudizio dei forlivesi negli ultimi giorni di ottobre del 1932, quando fu mostrato il volto del nuovo palazzo destinato ad ospitare le Poste e i Telegrafi: “Brutto, sembra che abbia le corna”.  Quel prepotente blocco di travertino modificava l’aspetto di un intero lato della Piazza, con la demolizione dei palazzi Pantoli, Rolli e Landini che disegnavano una fuga prospettica utile a dirigere lo sguardo verso la più antica presenza architettonica, San Mercuriale, che risultava ora schiacciata ed avvilita. 

 

 

Non meno duro, più tardi, il giudizio di Giuliano Missirini, ostile ad un linguaggio classicista così estraneo al genius loci: “Ma la precaria compattezza edilizia della Piazza doveva subire nel 1932 più grave sfregio col massiccio intervento dell’architetto Bazzani.  Ettore Bazzani fu uno dei tre o quattro architetti che si divisero il monopolio dell’edilizia fascista.  A lui toccarono la Romagna, le Marche, l’Umbria e l’Abruzzo.  Dove lasciò cose inenarrabili. /.../ A Forlì, in Piazza, impose le Poste e gli Uffici Statali. L’ultima guerra tentò di smozzicare le sue turpitudini travertine. Inutilmente.”

 

Note:

Palazzo Rolli

Nel XVI secolo sorgeva qui la residenza prestigiosa di Girolamo Mercuriali, medico, studioso dei testi classici, autori di trattati tra i quali il “De arte gymnastica”, che ha costituito una pietra miliare per gli studi sulla ginnastica ed è tuttora tradotto in tutte le lingue, nochè collezionista di opere d’arte ante litteram. All’interno della basilica di San Mercuriale si può visitare ancora la ricca cappella della famiglia Mercuriali, nella quale sono custiodite le spoglie di Girolamo.

Il palazzo venne in seguito abitato dai Matteucci ed infine dalla famiglia Rolli. Al piano terreno nella seconda metà dell’Ottocento, fino al 1889, aveva sede l’Ufficio Telegrafico.

 

Palazzo Pantoli

Qui abitarono i Castellini, antica famiglia che annoverò consiglieri alla corte di Pino III Ordelaffi, nel Quattrocento, membri del Consiglio e degli Anziani del Comune, ufficiali della Magistratura dei XC Pacifici.

Il palazzo, nelle forme in cui appare nella documentazione fotografica tra Ottocento e Novecento, risaliva al 1790, su progetto dell’architetto Matteo Masotti.  Successivamente per matrimonio il palazzo passò alla famiglia Pantoli.  Alcune stanze interne erano affrescate, probabilmente anche da Felice Giani; pare vi fosse conservata una ragguardevole e frequentata collezione di opere d’arte.

 

Palazzo Baratti, antiche Case Numai

All’angolo opposto del Palazzo delle Poste, dove si eleva tozzo e squadrato il Palazzo degli Uffici statali, proprio sul cosiddetto Cantone del Gallo, sorgeva nel Medioevo la parte meridionale dell’ampio abitato che raccoglieva le case dei Numai.  In alcuni documenti è citata la bella loggia che dava sul Ponte dei Cavalieri, alla quale forse si affacciò anche Cesare Borgia, ospite della famiglia nel 1500.   Palazzo Baratti, che sorse su quell’area, lasciò il posto nel 1936 all’edificio progettato da Cesare Bazzani, in origine sovrastato da una torretta “decorativa” distrutta durante la guerra e mai più ricostruita.