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IL DUECENTO

La scelta dell’Impero nel cammino verso l’autonomia cittadina

E’ del 22 dicembre 1212 l’atto con il quale Pietro, Abate di San Mercuriale, concede alla comunità forlivese il vasto spiazzo che si stende di fronte alla basilica e verso sud fino alla strada maestra, il Campo dell’Abate, che da quel momento assumerà una funzione civile.

Nella prima metà del Duecento Forlì prende parte alle sanguinose lotte tra Papato e Impero, schierandosi dalla parte di quest’ultimo.

La sua fedeltà al ghibellinismo viene premiata dall’imperatore Federico II con il diritto a fregiarsi dell’aquila sveva, nera in campo d’oro.

Le lotte per l’indipendenza e il “sanguinoso mucchio”

Anche se scossa da lotte intestine, Forlì si batte con fierezza per la propria autonomia dal Papato e dalla vicina Bologna. 

La piazza è testimone delle imprese del capitano del popolo Guido da Montefeltro, culminate nella grande battaglia di Calendimaggio del 1282 (il sanguinoso mucchio delle truppe francesi di Papa Martino IV cantato da Dante), ma anche dei cruenti scontri tra le più potenti famiglie, i guelfi Calboli e i ghibellini Argogliosi e Ordelaffi, alla ricerca di quell’affermazione che prelude all’avvento della signoria.