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IL NOVECENTO

Nel fermento delle idee la ricerca di una nuova identità

Il secolo ha inizio simbolicamente con i funerali  di Antonio Fratti.  Gli ideali repubblicani sono sempre predominanti, ma acquisisce sempre maggiore forza l’elemento socialista, accanto ad una consistente rappresentanza radicale ed anarchica.  La partecipazione ai moti agrari (la lotta “delle trebbiatrici” del ‘10 e poi la Settimana Rossa del ’14) segna la vita della piazza, sulla quale il simbolo clericale della statua della Madonna del fuoco viene sostituito da quello laico di Aurelio Saffi.  Un giovane giornalista socialista, Benito Mussolini, frequenta assiduamente l’edicola Damerini, davanti alla chiesa del Suffragio.  Mentre sotto i loggiati si rende onore al valore dei fanti forlivesi caduti nella Grande Guerra, Cesare Martuzzi getta le basi della composizione corale popolare e Giovanni Marchini tiene le fila del Cenacolo Artistico forlivese.

 

Gli anni Trenta e Quaranta del Novecento: la Piazza illusa, la Piazza ferita

 

Gli anni Trenta e Quaranta del secolo segnano profondamente la città nelle sue forme architettoniche e nell’animo dei suoi abitanti.  La piazza muta fisionomia: il lato nord viene sottomesso interamente all’immagine che il regime fascista vuole dare di sè, con l’imposizione del prepotente volume del Palazzo delle Poste a schiacciare l’identità di San Mercuriale e il Palazzo degli Uffici Statali a soffocare il Cantone del Gallo.  La piazza è luogo di parate e di dimostrazioni ginniche finchè, nel 1944, non diventa luogo di desolazione e di morte.  Ai suoi lampioni vengono appesi i cadaveri di Iris Versari e dei partigiani della banda Corbari; poi i crolli. Col cadere della macchina bellica nazista e fascista cadono i simboli storici più cari ai forlivesi: la Torre Civica, il Chiostro di S.Mercuriale, il Teatro.  Unica conquista vera, poco prima della rovina, l’acquisizione del patrimonio culturale inestimabile costituito dall’Archivio di Carlo Piancastelli.

 

Il secondo Novecento: la città nuova

Troppo recente è la memoria del secondo Novecento per poterla ordinare e sintetizzare.  La ricostruzione della Torre grazie ad una pubblica sottoscrizione, a metà degli anni Settanta, è il simbolo di una ripresa faticosamente conquistata nei primi decenni del dopoguerra.  La passione politica dei forlivesi, divisa come ai primi del secolo tra fede mazziniana e ideologia marxista, porta la piazza ad affollarsi ad ogni comizio, ad ogni manifestazione. Decennio dopo decennio Forlì arricchisce l’albo d’oro dei suoi figli illustri nella cultura, nella politica, nello sport; acquisisce la collezione di capolavori di Giuseppe Verzocchi, si riconosce nel narrare di Giuliano Missirini e nell’opera drammaturgica di Diego Fabbri, mentre affida il messaggio della propria timida, a volte scorbutica umanità al sorriso fragile ma senza confini di Annalena Tonelli.

 

 


 

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Cartolina primo Novecento – Biblioteca Comunale di Forlì, Raccolte Piancastelli

 

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Don Pippo (mons. Giuseppe Prati), parroco di San Mercuriale, riuscì ad evitare la distruzione del campanile di San Mercuriale, minato dai Tedeschi in fuga

 

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Carlo Piancastelli nel suo studio di Fusignano, Forlì, Biblioteca Comunale, Raccolte Piancastelli

 


 

 

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Busto di Ivo Oliveti, Forlì, Pinacoteca Civica

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F. S. Palozzi, Icaro, Ex Collegio Aeronautico, Piazzale della Vittoria