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IL SEICENTO

La devozione alla Madonna del Fuoco e il trionfo della religiosità popolare

Nei primi decenni del Seicento un’impressionante sequenza di terremoti, epidemie ed altre sciagure travolge Forlì.  La devozione alla Madonna del Fuoco, protettrice della città, culmina nella edificazione della grande cappella in Duomo e nell’erezione di una colonna votiva in Piazza, nel luogo giù occupato dalla Crocetta. 

Nel 1636 la piazza diventa il teatro di grandi celebrazioni, con carri allegorici, architetture lignee ed archi alla cui costruzione tutta la città concorre.  A metà del secolo il palazzo comunale, anche se ancora su livelli diversi, si stende verso l’attuale via delle Torri.

L’affermazione del patriziato cittadino

Mentre il Palazzo Comunale si estende sempre più verso nord fino a raggiungere il Cantone del Gallo (l’attuale via delle Torri), il patriziato cittadino consolida politicamente ma anche sul piano edilizio il proprio ruolo. Grandi festeggiamenti salutano il passaggio forlivese della Regina Cristina di Svezia, il cui nome è già ammantato di leggenda.  Sul finire del secolo si assiste ad un rifiorire delle arti, grazie soprattutto alla compagnia di artisti formatasi intorno a Carlo Cignani, che risiede ormai stabilmente a Forlì, impegnato nei lavori a fresco della cupola della Madonna del Fuoco e in altre importanti commissioni.