Palazzo dell’Intendenza

Checco Orsi nel 1432 potè acquistare dagli eredi di Bignamino o Beniamino una casa che sorgeva sulla Piazza Grande di Forlì, all'angolo dell'attuale via Allegretti, venduta perchè danneggiata da un temporale. Dal balcone di quella stessa casa nel 1431 san Bernardino da Siena aveva tenuto una memorabile predica alla piazza gremita. Non solo Checco acquistò quella casa, ma la fece ristrutturare dalle fondamenta, arricchendola di un porticato che poggiava su quattro pilastri disegnato dell'architetto Piero Negusanti. Il cronista Giovanni di Mastro Pedrino annota che i lavori furono eseguiti da maestranze straniere.  Forse quel palazzo precedette l’edificio che i monaci Vallombrosani avrebbero abitato nel Settecento fino alle soppressioni napoleoniche.  Usciti di scena questi ultimi, il palazzo sarebbe poi divenuto sede dell’Intendenza di Finanza, fino agli anni Trenta.

Il palazzo sorgeva in un luogo troppo importante per non subire le più ardite mire progettuali.  Nel 1931 fu concepita l’idea di realizzare un grande teatro, capace di oltre duemila posti.  Poi fu la volta del progetto di un albergo di lusso, ma il corso degli eventi fece tramontare anche questa ipotesi.  Sul finire del 1937 fu avviata la demolizione del palazzo e il risultato fu la creazione di un “guasto” che sarebbe stato colmato soltanto nel dopoguerra. A guerra conclusa, infatti, la Riunione Adriatica di Sicurtà, che era divenuta proprietaria del terreno, affidò all’architetto milanese Pietro Portaluppi il compito di realizzare un edificio che richiamasse le linee dell’adiacente Palazzo Serughi e che egli volle improntato, contro le tendenze del momento,  ad un’atmosfera di purismo razionalista di stampo milanese.

L’edificio fu in seguito la sede della SIP ed ospitò la centrale dei tassisti forlivesi.